I pm accelerano. Contestate falsità materiale e ideologica ma anche la truffa. Schinaia: «Imputazioni in corso anche in questi giorni»
VERONA - E’ stata tutt’altro che un’estate di vacanza per i pubblici ministeri (e sono numerosi) che stanno indagando a Verona sui permessi- Ztl rilasciati, se non addirittura «fabbricati», col trucco. Le cifre, del resto, non lasciano margine a dubbi: se, a inizio dello scorso maggio, ammontavano a «una cinquantina » (la stima era dello stesso procuratore scaligero Mario Giulio Schinaia), adesso, a quasi quattro mesi di distanza, «possiamo parlare di centinaia di persone» che si sono ritrovate il nome iscritto nel registro degli indagati.
«Man mano che, da parte dei vigili urbani che svolgono i controlli sui permessi per l’accesso e il transito in zona a traffico limitato, ci vengono comunicati in tribunale i dati relativi ai casi sospetti - entra infatti nel dettaglio il procuratore -, la direttiva vigente in procura prevede che nei confronti della persona coinvolta venga immediatamente aperta un’inchiesta».
Procedendo con tale modus operandi, infatti, l’obiettivo della magistratura scaligera è chiaramente quello di tagliare i tempi delle indagini: se, com’era nella sua fase iniziale, la mega inchiesta innescata sul famigerato caso dei pass-Ztl contraffatti da un esposto di Amt (in cui si denunciava l’assurda sproporzione tra i quattordici mila permessi in uso per la Ztl a fronte degli appena novemila cittadini residenti in centro storico) fosse rimasta unificata, la tempistica necessaria per concluderla e giungere a un eventuale processo sarebbe stata ben più lunga rispetto a quella, più «agile» e semplificata, che prevede l’immediata contestazione delle reciproche imputazioni ai sempre più numerosi indagati. E infatti, conferma lo stesso Schinaia, «le comunicazioni agli interessati dell’inchiesta in corso a loro carico sta procedendo senza sosta, anche in questi giorni». Tanto che, a più di qualcuno, la tutt’altro che piacevole notizia sta arrivando proprio adesso, al ritorno dalle ferie, andando così ad aggiungersi alla ripresa delle incombenze di lavoro e ai conti delle bollette e dei vari rincari di settembre.
Per i conducenti che vengano «beccati» in possesso di un permesso-Ztl senza averne diritto, stando a quanto annunciato dallo stesso Schinaia all'apertura della mega inchiesta l’iscrizione nel registro degli indagati scatta non solo per le ipotesi di falsità materiale e ideologica ma anche per quella, ben più grave, di truffa. «Da quanto sta emergendo - ha esemplificato il procuratore - la casistica più diffusa riguarda sia chi utilizza il pass rilasciato ad altri familiari, a cominciare dal classico esempio del nonno che ormai non guida più, sia chi ha contraffatto il permesso a tutti gli effetti». Discorso a parte, invece, per quello che è subito stato definito «secondo livello di responsabilità» concernente coloro che in gergo giuridico si definiscono i «pubblici ufficiali». Se dalle indagini risultasse che nel rilasciare i permessi qualcuno ha chiuso illegittimamente il classico «occhio», nel loro caso «si profilerebbe il reato di abuso in atti d’ufficio ». Nel mirino dei pm, ce ne sarebbero già due. Per adesso.
(da Corriere della Sera)
Laura Tedesco
31 agosto 2011
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