domenica 21 agosto 2011

T-Red, prima «stangata» sui cittadini I pm: nessuna truffa, multe da pagare

Da Milano e Bergamo doppio decreto d’archiviazione: «Zero rimborsi agli automobilisti». La procure lombarde «seppelliscono» il caso innescato da Verona

VERONA - I tanto vituperati T-red? «Non vi sono elementi per ritenere che siano state consumate truffe ai danni dello Stato o ai danni degli utenti della strada, rilevato che la durata dei semafori risultava compatibile con le prescrizioni ministeriali». Un autentico pugno allo stomaco per le decine di migliaia (quantitativo stimato per difetto) di automobilisti che, in tutta Italia, hanno visto loro malgrado i rispettivi portafogli alleggerirsi per colpa dei famigerati semafori-truffa. E’ infatti questa, nero su bianco, la clamorosa motivazione con cui, nei giorni scorsi, i magistrati delle procure di Milano e Bergamo hanno deciso di «seppellire» in un cassetto le rispettive inchieste penali innescate dai semafori fatti sequestrare ai primi del 2008 per ordine del pubblico ministero scaligero Valeria Ardito.

Un «verdetto», quello sancito dai pm lombardi nei loro decreti d’archiviazione, che adesso rischia di trasformarsi un precedente in grado di condizionare l’esito sia del processo in programma nel marzo 2012 all’ex Mastino, sia dell’inchiesta che, dopo il trasferimento del caso disposto dal gip, dovrebbe essere aperta a Rovigo nei confronti del «padre » dei fantomatici T-red, l’ingegnere (già finito agli arresti quando esplose la vicenda) Stefano Arrighetti. Ora, però, in attesa che si definiscano i procedimenti di Verona e Rovigo, i colleghi lombardi (investiti del caso, in conseguenza allo smembramento della mega inchiesta inizialmente estesa all’intera penisola dal pm Ardito, per i semafori dislocati nelle rispettive competenze territoriali) hanno deciso di premere il pedale sull’acceleratore archiviando le relative indagini. E così, oltre ad aver stabilito che «non c’è stata truffa ai danni dello Stato o degli utenti della strada», i pm di Milano e Bergamo hanno altresì avvalorato quanto era già stato decretato alcuni mesi fa dai giudici della Corte di Cassazione riguardo a un altro dei reati ipotizzati, vale a dire la presunta frode nelle pubbliche forniture: «La verifica amministrativa - è la conclusione a cui entrambi sono giunti - ha tolto fondamento alla tesi accusatoria, perché ha chiarito che la scheda relé rappresentava un elemento accessorio».

Proprio quella di frode, costituisce una delle imputazioni in cui, nella prossima udienza calendarizzata per marzo, compariranno al banco degli imputati Graziano Lovato, all’epoca dei fatti contestati comandante dei vigili di Illasi; Giuseppe Trabucchi, già sindaco di Illasi; Raul Cairoli, già legale rappresentante della società Maggioli incaricata di gestire gli impianti. Quasi duecento, fino a questo momento, gli automobilisti che, spalleggiati dalle agguerrite associazioni dei consumatori, sono intenzionati ad andare fino in fondo e vedersi riconoscere i danni per le multe che ritengono di aver ingiustamente subìto «per colpa» dei tanto discussi semafori- spia. A essersi costituite parte civile, inoltre, sono state anche tre amministrazioni comunali, quelle scaligere di Illasi e di Colognola ai Colli, che ospitavano nel loro territorio alcuni dei presunti semafori «succhia-soldi» finiti sotto sequestro nel gennaio 2008, e pure quella di Sant'Arcangelo di Romagna. Degna di nota soprattutto la posizione del Comune di Illasi che, con l’intenzione di pretendere il risarcimento dagli imputati, «rischierà» di trovarsi a chiedere i danni proprio al suo ex primo cittadino Trabucchi. «Archiviazioni» permettendo, ovviamente...
(da Corriere della Sera)
Laura Tedesco

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