venerdì 26 agosto 2011

Verona - Il cambio di targa è un incubo Code e scarse informazioni

BUROCRAZIA LENTA. Monitor spenti, niente biglietti per chi sta in fila. La ritargatura dei motorini va avanti nel caos. La gente: «C'è disorganizzazione e poca serietà. E diversi impiegati rispondono male». Per ogni pratica servono dieci minuti. E lo sportello apre solo otto ore alla settimana

Verona. Ore in coda, in piedi, in un ufficio in cui non c'è nemmeno la possibilità di prendere il numero. Il monitor che dovrebbe segnalare il turno è spento. Le persone in attesa si accumulano. Non ci stanno in quell'unica stanza: devono mettersi in colonna a «L».
Tanto che le file dei diversi sportelli, alla fine, si ingarbugliano. I nuovi arrivati non capiscono a chi si devono accodare. Ed è tutto un chiedere chi sia l'ultimo della fila e per quale sportello. Insomma, un caos. Dove succede? Alla Motorizzazione civile, in località Genovesa.
MOTIVI. I disagi si acuiscono il martedì e il giovedì mattina, dalle 8.30 alle 12.30. Solo otto ore d'apertura, nell'arco della settimana, in cui è possibile accedere allo sportello 3, dedicato alle pratiche di ritargatura obbligatoria dei motorini.
Si tratta della sostituzione delle vecchie targhe a cinque cifre con quelle a sei. Un iter piuttosto banale, in se stesso. Basta consegnare compilato l'apposito modulo, insieme a vecchia targa e a libretto originale del mezzo, copia del documento di identità e del codice fiscale del proprietario e ricevute di pagamento delle imposte e della nuova targa.
«Eppure, c'è sempre qualcosa che non va nella documentazione presentata. Gli impiegati non si spiegano bene, è difficile ottenere le informazioni necessarie. È la terza volta che vengo qui, spero l'ultima. Bisogna sobbarcarsi ripetute ore di attesa. Lo sportello, aperto solo due giorni alla settimana, fatica a smaltire tutte le persone che arrivano», dice la signora Adriana di Santa Lucia, che deve reimmatricolare il motorino del figlio adolescente.
CRITICHE. Le lamentele si sprecano. «È una vergogna. Sono in coda da quasi due ore», spiega Sergio Martini di Castel D'Azzano, con il suo plico di documenti sottobraccio. «Non c'è nemmeno la possibilità di prendere il bigliettino con il numero. Si ha a che fare con gente alterata anche al di là del banco. Se si chiedono spiegazioni, sembra di dare fastidio. Per non parlare della disorganizzazione e della scarsa serietà. Prima ti indirizzano qui, poi ti mandano all'Aci, poi ancora qui».
In coda c'è anche un militare del Comfoter: «Non posso essere orgoglioso del mio Paese quando vedo queste cose. Una pratica semplice, che dovrebbe essere alla portata di tutti, viene resa un tormento. Sono dovuto ritornare tre volte, perché non mi è stato spiegato bene quali documenti portare. E per tre volte ho perso tempo in coda, perché l'unico sportello è intasato».
L'impiegato addetto a queste pratiche lavora alacremente, ma è da solo. Per ogni persona vanno via in media 10 minuti. Ma tra chi esce e chi entra, la coda non conta mai meno di 20 utenti in attesa. Sempre che non arrivi l'addetto di un'agenzia con un plico di una decina di targhe per volta...
INCERTEZZE. Nel frattempo, mentre aspettano, le persone di consultano, in una sorta di toto-documentazione che suscita l'ansia di non aver portato qualcosa di fondamentale. Per esempio, è necessario esibire la targa vecchia o no? «Mi ero presentata senza, sono dovuta ritornare», dice una signora. «Ma come? A me hanno detto che posso pure buttarla via», replica un altro.
In più, non si tratta di un'attesa comoda. C'è solo qualche sedia disponibile, che viene lasciata ai più anziani. «Trovo un paradosso che la Motorizzazione si trovi in una zona non servita dagli autobus. Qui la gente viene per fare la patente, quindi ancora senza la possibilità di guidare. Io ho dovuto farmi accompagnare da mio padre», dice una ragazza, Luisa del centro.
(L'Arena di Verona)
Lorenza Costantino

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